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mercredi 2 mai 2012

Guardare alla realtà delle cose

Giorno dopo giorno, giungono notizie che fanno capire che l'attuale sistema economico che ci circonda non è solo in crisi, bensì profondamente ammalato.
 
Porto alcuni esempi, peraltro poco noti, più avanti.
 
Ma prima, per essere "positivo" (come dicono i seguaci della cultura manageriale), vorrei richiamare l'attenzione su una iniziativa significativa che mostra come anche singoli individui possono dare un contributo fattivo per un mondo migliore (fonte: Milano Cronaca, pagina 6, di Il Giornale del 30 aprile 2012). Una coppia lombarda, Gigi Brandazza e Paola Bertini, ha messo su un club, Il Buon Gustaio, nella propria villetta con giardino a Rivolta d'Adda, piccolo borgo della cintura milanese. Spiega la signora appassionata di buona cucina: "...organizziamo cene su prenotazione che possono ospitare fino a 45 commensali... Il club trattiene soltanto i costi vivi delle spesa, tutto il resto viene messo a bilancio per i progetti nel Niger" (soprattutto per la costruzione di pozzi per l'acqua potabile). Un successo grazie alle doti culinarie della chef e anche al passaparola. Si capisce che il sito internet del club è uno strumento importante che però da solo non basta....
 
Aspetto, questo ultimo, sicuramente da tener presente se si pensa ai tanti progetti, spesso molto validi, che nascono un po' come funghi dalle nostre parti ma poi non emergono per mancanza di visibilità e perché la comunicazione non funziona a dovere. In un prossimo messaggio, accennerò ad alcuni progetti che aspettano solo di essere attivati a livello locale. Naturalmente si tratta solo di piccole gocce d'acqua, comunque utili, rispetto a certe situazioni davvero sconvolgenti, quali.....
 
Primo esempio - Gran Bretagna, Londra: in quella città, certamente non del terzo mondo, esiste un quartiere, Tottenham (non è solo il nome della squadra di calcio!), dove convivono 113 etnie diverse, con quota di disoccupazione alla spagnola, in cui il 75% (ripeto: settantacinque) della popolazione dipende dal cosiddetto aiuto sociale (Fonte: Arte, canale televisivo franco-tedesco del 10 marzo 2012). All'occhio del telespettatore,  la zona abitativa non sembrava neanche tanto brutta, però i notabili locali sono preoccupati dalla troppa violenza. Evidentemente il meccanismo della "redistribuzione" (toccasana per molti), ammesso che funzioni, genera malcontento, frustrazione, recrudescenza di sbandati che non sanno come occupare la giornata.
 
Secondo esempio - Berlino (capitale di quello Stato da prendere come esempio secondo molti ammiratori del governo Monti): già in precedenza avevo sentito dire che anche lì ci sono anomalie e storture di vario genere. Ebbene, due mesi fa, su un canale tedesco c'era un dibattito fra un gruppo di politici ed economisti attorno ad una ragazza sui 25 anni in causa con il proprio datore di lavoro che la paga appena 3 euro all'ora. Che storia è questa? mi son detto, e sono andato a guardare dati di pubblico dominio su internet. Ecco qualche informazione: Esiste un'apposita legge germanica, cito solo la sigla AEntG, del 20.04.2009, in base alla quale sono diventati obbligatori alcuni minimi tariffari per determinate categorie. Il salario orario più alto che vi si trova è quello per i lavoratori dell'edilizia, 12,95 euro, invece solo 8.50 per coloro che lavorano nella sanità.... Chi sa se troveranno un alloggio a Berlino con questi guadagni... 
Come mai dicono che la Germania sia un modello da seguire? Forse perché molti politici ed opinionisti ragionano solo in funzione di insipienti indicatori statistici. E anche perché quella sedicente scienza chiamata economia ancora non riesce ad assolvere al suo compito basilare (direi unico): far sì che tutti (o quasi) abbiano un minimo di benessere materiale; il che presuppone che i meno privilegiati siano in grado di relazionarsi con gli altri ... attraverso meccanismi di comunicazione tutti da ripensare
 
Terzo esempio la Svizzera; nel Paese dell'ordine e della precisione per antonomasia, gli assurdi stanno diventando davvero tanti (tendenza recente quindi preoccupante).
Ne cito solo tre a caso.
1° Incredibili favori (esoneri fiscali) a multinazionali del trading (commercio) delle materie prime, che per anni non pagheranno imposte, ma in compenso assumono dirigenti e dipendenti superpagati; loro sì che pagano le tasse ma prendono casa in Svizzera, contribuendo così al rialzo dei prezzi immobiliari... a scapito dei tanti working poor indigeni, oltre il 10% della popolazione attiva (pochi giorni fa è stato detto al telegiornale della Svizzera francese che il numero uno della prima società elvetica, che opera appunto nel settore delle materie prime, aveva guadagnato 100 milioni nel 2011, l'equivalente di oltre 80 milioni di euro).
2° caso: l'incredibile dichiarazione, sentita recentemente al telegiornale ticinese, dalla bocca di un politico, presidente della locale banca cantonale: Il nostro istituto intende spingere l'attività di private banking (= consulenza ai ricchi che vogliono diventare ancora più ricchi), la quale non comporta alcun rischio per la banca ma "rende" in termini di commissioni. Certo che c'è da mettersi le mani nei capelli sapendo che, nella benedetta Elvezia, esistono già un'infinità di altre banche specializzate nella consulenza ai wealthy individuals; che, inoltre, per statuto e per tradizione, il ruolo primario di ogni banca cantonale è lo sviluppo del territorio. Se il settore bancario tentenna troppo di fronte al fattore rischio (che pure è l’essenza della dinamica capitalistica), a chi toccherà finanziare le aziende, che hanno bisogno di liquidità per crescere, e le famiglie che vogliono comprarsi la casa? Fatto sta che anche le banche svizzere hanno cominciato a tirare i remi in barca. Di questi tempi non creano più nuovi posti di lavoro (detto dalla Neue Zürcher Zeitung del 10 aprile 2012)… ma questa è la prassi seguita ormai da tempo da molte multinazionali di altri settori.
3° caso: quello più clamoroso, proprio di questi giorni: Merck Serono di Ginevra. All'origine della storia una favolosa operazione finanziaria realizzata da Ernesto Bertarelli, un imprenditore italiano naturalizzato svizzero, che, nel 2007, vendette la sua industria farmaceutica per 14 miliardi di euro, una cifra definita come pazzesca da una fonte di riferimento insospettabile quale Infoinsubria (comunicazione del 25 aprile scorso. Tanto per fare un confronto che non regge del tutto, l’entità del taglio alle spese dello Stato, attualmente previsto dal governo Monti, sarebbe di 4,2 miliardi). Solo che ora la multinazionale tedesca, che aveva comprato l’azienda nel 2007, ha deciso la chiusura della sede centrale svizzera con la conseguente cancellazione di "1250 impieghi in un’azienda i cui successi economici e sul mercato dei farmaci di punta sono ineccepibili" (stando alla comunicazione del 25 aprile). Da quello che si sente dire in giro, il settore farmaceutico svizzero sta un po’ soffrendo di fronte alla concorrenza (commento qualunquista: "per forza, con i prezzi dei loro medicinali!").
 
Morale della favola? Oggi come oggi, la coscienza collettiva dell’opinione pubblica (senso civico in tutte le sue sfaccettature) è un sentimento ancora troppo debole per poter contrastare la prepotenza e i continui eccessi degli interessi di parte. Inoltre, l’egocentrismo auto-referenziale dei poteri forti inibisce ogni tentativo di creatività fuori dagli schemi.
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Le notizie dalla “serafica Svizzera” sono inviate periodicamente a vari amici, conoscenti e corrispondenti, circa ottanta nominativi sparsi in Italia e nel Canton Ticino. Chi non le vuol più ricevere può mandare due righe ammrams@bluewin.ch ; il suo nominativo sarà cancellato dall’elenco dei destinatari. Viceversa, chi vi trova qualche spunto utile le può girare ad altri, se credeNaturalmente, ogni testimonianza vostra è sempre gradita.
 
Un caro saluto da
Max

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